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Ed ecco un paio di definizioni giunte dai nostri soci sempre molto attenti a ciò che succede nel nostro sito web:
Scrive Richi:
Ci riprovo, in forma anonima (non ho il dizionario del Boerio). Se sbaglio non crocifiggetemi!
Mi pare che fosse una specie di piccola lampada ad olio.
Scrive Roberto:
E’ il termine veneziano dei “cesendelli”, ovvero lumini (o lampade) che rischiaravano le chiese
Complimenti, anche perché le risposte sono arrivate in tempi record.
Troviamo infatti, nella rubrica delle curiosità, del sito www.veniceguide.net la seguente definizione dei cedendéi
In tempi remoti girare di notte a Venezia era piuttosto pericoloso. Nelle buie calli si potevano incontrare delinquenti e anche dei burloni, temuti quanto i primi in quanto erano soliti, quasi una moda, tagliare il soprabito ai malcapitati. Si pensò presto ad illuminare le strade con dei rassicuranti lumini ad olio, i cesendelli, posti in molte parti della città. Ma questo non bastava. Sorse allora una nuova professione: delle persone munite di lampade accompagnavano, a pagamento si intende, le persone nella loro strada. Erano i “codega”. Ma nel 1732, in anticipano su altre città, Venezia fu illuminata con 835 “ferai” pubblici. Ben presto i “codega” sparirono, non dopo aver sabotato la nuova iniziativa a suon di lampade rotte. Nel 1796 erano 1954. L’illuminazione elettrica arrivò a Venezia in via sperimentale nel 1887.
Oppure la definizione data da Google al link i_Book Google
Il primiceriato marciano al tramonto della Repubblica di Venezia
91: «Cesendelli. Sono appunto quei lumicini, i quali ardono nelle Corone, cosı detti dalle cicindele, cioe da quelle bestioline che rilucono la notte sui prati, e che…