Condividi su:
Mi è capitato di rileggere questa interessante testimonianza pubblicata da “Venetians” nelle sue pagine di Facebook il 22 ottobre 2016. Si parla del Duro Pierluigi apostrofandolo con il titolo di “principe del legno”. Nel ringraziarti per come hai sempre saputo distinguerti per le tue capacità per il tuo costante impegno e non da ultimo per la tua generosità. Duri, Renato.
Pierluigi Bagarotto alla scrivania della sua Azienda in fondamenta San Girolamo
Pierluigi Bagarotto, chiamato il “principe del legname” è stato anche un principe delle notti veneziane tra gli anni Sessanta e Settanta. Di entrambe le “cariche” ne va fiero. Esperto di legni di ogni parte del mondo, altrettanto lo è dell’arte culinaria. Custodisce i segreti del legno come le ricette dei piatti a tavola. E nei racconti di molti c’è la sua ricetta dello zabaione: 70 uova, quattro bottiglie di Dom Pérignon, tre di Marsala e zucchero a sufficienza. La sua azienda in fondamenta San Girolamo, rimane l’ultima a Venezia, che commercia in legname da lavoro. Nel suo magazzino si possono contare circa duecento tipi di legno, provenienti da tutto il mondo. Naturalmente si trovano tutti e dieci quelli che solitamente si impiegano per realizzare una gondola. A fondare l’azienda Bagarotto è stato il nonno Luigi nel 1875. Allora era un laboratorio che realizzava mobili artistici in stile veneziano del Settecento. Poi, lentamente, si è trasformata in azienda di commercio prima con il padre Ernesto e quindi con Pierluigi. Fino agli anni Novanta erano quattro le ditte che commerciavano in legno grazie anche al fatto che esistevano grandi cantieri, le imprese edili erano numerose e in centro storico lavoravano circa duecento falegnami che «allora realizzavano mobili e infissi in toto. Poi sono diventati, in gran parte, dei montatori di semilavorati», sottolinea il “principe” che adora il legno di cirmolo e quello di ciliegio rosa. “Adesso si è persa anche la conoscenza dell’essiccazione del legname. Ormai la stragrande maggioranza del legno viene messo negli essiccatoi già nei Paesi di produzione. Ma anche questa operazione deve essere fatta con responsabilità e rispetto del legno che è materia viva. L’acqua non la puoi togliere velocemente, deve avere tempo di uscire da ogni singola cellula. Se lo fai velocemente spacchi tutto e quel legno poi è inutilizzabile. Sono sempre meno coloro che conoscono questa “materia”. Uno dei pochi è Franco Crea che vuole il tronco tagliato ma con tutte le sue parti, perché poi lui sa come utilizzarle nelle varie componenti della barca”.