6 ottobre 2019 | L’Officina dei fratelli Paolo e Francesco Zanon a Venezia

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Tutto nasce per caso. Sono a Sant’Alvise e mi viene in mente che li vicino c’è l’officina dei fratelli Zanon. Dal momento che sono il “custode” dello stendardo della società Duri i Banchi e che ogni volta lo devo esporre ho dei problemi per fissarlo, ho pensato: Francesco mi può sicuramente aiutare.

Entro in officina e subito vengo assalito da quell’odore che ben conoscevo da ragazzo, quando andavo durante le vacanze scolastiche ad aiutare mio padre in officina in campo a San Donato a Murano. Francesco mi viene incontro e vedo moltissimi lavori pronti per essere consegnati ai vari committenti. Tra questi spiccano ai miei occhi dei lavori sicuramente riconducibili alla creatività di Carlo Scarpa pronti per essere installati alla Fondazione Querini Stampalia.

Inevitabilmente il discorso scivola sulla vita e le opere del maestro e chiedo a Francesco di parlarmi degli anni che lo hanno visto protagonista assieme a lui.

Comincio a fotografare con grande curiosità questi interessanti lavori nel mentre Francesco….

“Parlare del mio lavoro con il professor Carlo Scarpa, non mi è facile, perché qualsiasi cosa io dica, mi sembra sia insufficente e riduttiva, un tentativo di darvi un’idea di cosa sia stato per me e per la mia attività il professore. Posso provare.

I lavori da me eseguiti, con il personale della mia officina, per il professore Scarpa, rappresentano solo una piccola parte nella complessità delle sue realizzazioni, contribuendo a costruire solo le parti metalliche di ciò che lui aveva ideato.

Questo comportava una collaborazione continua, perché il progetto iniziale, che pur così bene era leggibile nel disegno che ci affidava, spesso subiva delle varianti.

È uno dei modi del professore che più mi ha colpito. Non vi era mai un segno inutile nei disegni, ne mancava nulla, perché prima di affidarci l’esecuzione di un lavoro, lui aveva maturato profondamente anche il più piccolo e apparentemente insignificante particolare, colorando i disegni per evidenziare l’uso di materiali differenti; a volte vi scriveva delle didascalie affinché vi fosse la massima chiarezza nel realizzare ciò che intendeva.

Era così preso dall’idea iniziale che era capace, dopo aver pranzato, di cambiare qualcosa e di venire all’improvviso in officina per vedere se ciò che usciva dalla lavorazione era come lui l’aveva  ideato e se noi l’avevamo compreso.

Aveva la capacità che spesso ci sorprendeva, di risolvere subito eventuali inconvenienti che si fossero presentati durante la lavorazione e spesso si metteva disegnare con entrambe le mani sul primo pezzo di carta che gli capitava, sul tavolo in mezzo agli attrezzi.

Le eventuali varianti apportate, non erano mai stramberie, ma sempre basate su ciò che era possibile realizzare e la sua conoscenza dei metalli usati era tale che non vi era mai incoerenza fra ciò che progettava e ciò che il metallo poteva offrire.

Questo spesso ci lasciava sorpresi.

Solo alla fine del nostro lavoro, ci si rendeva pienamente conto della perfezione e della bellezza di certe soluzioni.

La cura era tale che una semplice vite diveniva un oggetto a se stante, la saldatura esisteva solo quando non se ne poteva fare a meno, perché ogni metallo doveva mantenere la sua autonomia ed essere leggibile senza confusione.

Ricordo in particolare la serratura della sacrestia della tomba Brion, a San Vito di Altivole: qualcosa di enigmatico e misterioso che solo chi ne conosce il meccanismo interno poteva far funzionare.

In conclusione, la mia esperienza col professor Carlo Scarpa è stata un’esperienza umana e professionale indimenticabile e irripetibile.”

Saluto Francesco e Paolo e mi avvio in fretta a casa per raccogliere idee e materiali da trasmettere a tutti i Duri per far meglio conoscere questa realtà, così come mi auguro possa succedere anche per altre situazioni legate alla vita dei Duri, magari misconosciute ai più.

Personalmente mi riprometto di ripassare presto in quella miniera di schizzi, progetti, fotografie e preziosi documenti che ho scoperto nell’officina di Gino Zanon fondatore e papà di Paolo e Francesco che hanno abilmente saputo continuare l’attività del padre.

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